Thanks, thanks a lot

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Certo non ho vinto l’Oscar, ma una nomination è sempre una nomination. Quindi ringrazio Ruben per avermi citato tra i suoi blog preferiti. Il suo sir Edward è un po’ più piccolo del mio, quindi spesso leggendo i suoi post mi trovo a ripercorrere strade già battute. E i ricordi fanno bene.

Ora il momento è un po’ teso e un premio Felicità ci sta tutto. Le regole però sono un po’ difficili : vediamo cosa riesco a fare.

10 cose mi rendono felice (così come mi sono venute in mente):

  1. Ascoltare Edo che racconta una storia
  2. Guardare Edo che dorme (chi resiste ad un bimbo con le manine sotto la guancia e l’aria angelica)
  3. Preparare dolci (e soprattutto vedere la soddisfazione negli occhi degli avventori)
  4. La domenica pomeriggio “in panciolle” sul divano (magari mentre Edo dorme e c’è un gran silenzio in casa).
  5. La sensazione del sole sulla pelle
  6. Trascorrere il pomeriggio a fare i “lavoretti” con la mia amica Giorgia
  7. Fare le chiacchiere con le amiche (tipo sex and the city)
  8. Fare le coccole e riceverle
  9. Passeggiare per Roma in quelle terse giornate che solo lei sa dare.
  10. Prendere lo stipendio

Per quanto riguarda i blog che leggo rimando ai link sul mio blogroll. Perché escluderne qualcuno?

Mi fa bene fare la suffragetta

Ci guardiamo con G. esterrefatte. “Ma siamo tanto anacronistiche?” ci chiediamo. Perché quando parli di diritti, di lavoro, di dignità la gente ti guarda come se fossi un alieno?
Un collega ci aveva appena detto che con l’ideologia non si mangia… ma lui però va a mangiare al presidio tutti i giorni…
Oggi poi qualcuno mi ha detto che tanto lo Statuto dei lavoratori è stato calpestato quindi cosa serve lottare… a me sembra proprio il contrario… ricordiamoci che esiste. E anche che la costituzione cita all’art. 1:

«L’Italia è una Repubblica democratica, fondata sul lavoro.
La sovranità appartiene al popolo, che la esercita nelle forme e nei limiti della Costituzione.»

e all’art. 4:

«La Repubblica riconosce a tutti i cittadini il diritto al lavoro e promuove le condizioni che rendano effettivo questo diritto.
Ogni cittadino ha il dovere di svolgere, secondo le proprie possibilità e la propria scelta, un’attività o una funzione che concorra al progresso materiale o spirituale della società.»

Ricordiamocelo quando si intraprendono battaglie faticose e dolorose.
Noi abbiamo e stiamo continuando a lottare con fatica per i nostri diritti ma spesso ci troviamo uno contro l’altro.
Certo è un’utopia pensare che tutti i lavoratori di una azienda messi davanti ad uno stesso tragico destino reagiscano nello stesso modo. Così ti trovi a scontrarti con chi pensa solo al suo cartellino orario. Alla sua dannata timbratura.

Oppure alzi gli occhi e guardi la tua collega che vorrebbe partecipare alla manifestazione, o all’assemblea, ma deve andare a riprendere il figlio a scuola e ha un marito che non la supporta, che non gradisce, che deve lavorare … e poi lui è un uomo e si sa che i figli sono delle madri. E allora pensi a tutte quelle donne che hanno lottato per ottenere il suffragio e per i pari diritti.

“Fare la suffragetta” mi ha dato la possibilità di scavare dentro di me e riscoprire che c’era tanta forza da poter andare avanti per mesi sapendo che avrei avuto ragione di questa situazione. Di incontrare e apprezzare altre donne, a volte fragili ma forti e resistenti. E di apprezzare la mia famiglia, il mio Procione, il mio cucciolo e sapere che sono fortunata ad averli così disponibili, presenti, attenti. E tutto questo tiene vivi e fa anche ringiovanire.

Tanto Natale!

Un Natale veramente particolare quello di quest’anno. Nel bene e nel male.
Abbiamo iniziato a festeggiarlo domenica 20 dicembre con la grande festa in “azienda” per i bimbi. Grandissimo successo ed emozione grazie anche alla generosità della Provincia di Roma che ci ha donato buoni per acquistare i regali ai nostri figli: una montagna di regali portati da Babbo Natale in persona e dai suoi aiutanti elfi.

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Poi il 24 tutti e tre al presidio per trascorrere la vigilia di Natale con i colleghi. Edoardo eccitatissimo  all’idea di fare campeggio nell’ufficio di mamma e papà.

Come posso esprimere quello che ho provato senza ferire nessuno? Impossibile! Ma ammettiamolo le feste di Natale sono spesso motivo di tensione. Vengo da te, vieni da me… ebbene quest’anno ho potuto scegliere di trascorrerlo come volevo. Devo ammettere che non mi sono fatta molti scrupoli a lasciare qualcuno “senza di noi”. Magari gli siamo mancati, ma ci sono tanti momenti per stare insieme. Soprattutto se il Natale si manifesta solo sotto forma di “grande abboffata”. Ebbene quest’anno l’ho trascorso proprio in solidarietà verso me stessa, la mia famiglia, i miei colleghi, tra le persone che “la stanno vivendo” (l’occupazione, la crisi, ecc.) evitando anche l’imbarazzo di molti di fronte al racconto della nostra storia.

E così abbiamo preparato la cena tutti insieme, ridendo sulle nostre prodezze culinarie, tra un carciofo fritto “al volo” e un “butto la pasta?” ripetuto per circa un’ora visto che abbiamo finito di friggere alle 22.30.

Edo si è comportato da vero viveur tirando fino all’una con il suo nuovo magnifico libro dei dinosauri a tenergli compagnia!

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Si sono accettate scommesse sul suo risveglio. Tutti a dirmi che sicuramente avrebbe fatto tardi e invece …. alle 5.40 eccolo arzillo e pronto ad esplorare. Per me solo due ore di riposo. Meno male che a tenermi compagnia c’era Gloria, altra collega mattiniera.
Poi l’arrivo delle troupe Rai per il servizio sul Natale nelle aziende occupate che ci ha sorpresi assonnati e ancora in pigiama a riordinare.

Ma quello che ha reso il Natale più bello è il regalo che ci ha fatto il tribunale con la sentenza del 23 in risposta alla nostra richiesta di insolvenza: ha messo sotto sequestro l’azienda e sono stati nominati 3 custodi giudiziali. Finalmente una buona notizia. Nel bene e nel male appunto.

Buone Feste a tutti!

Capricci o necessità

Quattro mesi senza stipendio, 46° giorno di presidio, tante manifestazioni e tavoli alle spalle e tanta lotta ancora davanti.

E ogni tanto mi vorrei abbozzolare e piangere… e strillare e fare i capricci come fa Edoardo, con quelle manine sugli occhi e le lacrime che scorrono. E battere i piedi e strillare “voglio il mio stipendio, voglio il mio lavoro, voglio la mia vita”. Perché per quanto possa ammettere che nonostante questa esperienza orribile ci abbia arricchito a livello umano, che quel legame creato all’interno del presidio sia qualcosa di indimenticabile, tutti vogliamo tornare alla nostra vita. E ogni tavolo istituzionale si carica di aspettative sempre più grandi e ogni volta torniamo a casa sempre più amareggiati.

E mi capita ahimé di non sopportare più nulla neanche un rumore tantomeno “la stupidera” di Edo. Entro a casa che ormai è un vortice di disordine e guardo oltre. Qualsiasi cosa se non riesce al primo colpo mi fa saltare i nervi. Insomma sono a pezzi, ma sfodero sempre un sorriso quando mi qualcuno mi chiede: ma tutti e due senza stipendio!… ma come fate?

Non scrivo da un po’ perché…

Perché questo è un momento un po’ difficile per la nostra famiglia. La società per cui lavoriamo ha aperto la procedura di licenziamento per 1192 su 1880 e gli animi non sono dei più sereni. Il 22 ottobre mentre aspettavamo ancora di ricevere lo stipendio di agosto (mai arrivato) abbiamo ricevuto invece la lettera di licenziamento. Così per risposta il 28 la sede di Roma è stata occupata così come quella di Pregnana Milanese (Milano) dal 3 novembre.
Si è cercato di arrivare all’attenzione delle istituzioni e dei media con tanta fatica perché mantenere un presidio attivo non è semplice. I primi giorni quasi nulla: Anno Zero ci ha nominato nel mucchio delle aziende in crisi, Ballarò ha filmato due ore il presidio e ha mandato 5 minuti di servizio affogato in un contesto che non è del tutto la nostra realtà. (Noi siamo vittima soprattutto di una cattiva gestione. E non voglio aggiungere altro, ndr). Poi l’occupazione di Milano ci ha portato sul TG3 nazionale. Poi tutto tace.
Ma ecco improvvisamente la botta di fortuna (nella sfortuna): all’ex AD gli parte la brocca e viene a fare un raid all’alba per stanarci dalla SUA sede.
E così siamo su tutti i giornali e in tutti i TG almeno per un paio di giorni.
Ora c’è un continuo pellegrinaggio di giornalisti che scattano, riprendono, intervistano. Sembra quasi un pellegrinaggio (dice una mia collega). Forse anche loro aspettano un miracolo. Come noi. Che continuiamo ad aspettare che venga aperto un tavolo alla Presidenza del Consiglio. Che continuiamo ad aspettare i nostri stipendi.
E intanto continuiamo a gestire questa crisi all’interno delle nostre famiglie. Che sono quelle che rischiano di più, perché si rischia di far ricadere sui familiari le tensioni accumulate.
Edoardo è troppo piccolo per comprendere totalmente i motivi della protesta ma glielo abbiamo spiegato lo stesso. Così quando il fine settimana andiamo insieme al presidio lui in macchina canticchia: «vogliamo i soldini, vogliamo i soldini. Per comprare il gelato …. al cioccolato». Beata ingenuità.

Necessità fa virtù

Ieri pomeriggio all’uscita dall’asilo, mentre i bimbi ancora non contenti, si sfogavano al parco,  anch’io trovavo il mio raccontando delle mie alzatacce ad una mamma. E’ infatti  da domenica, giorno del cambio orario, che la mia “sveglia nano” è settata sulle 3.30 e dintorni .
La mamma in questione mi ha chiesto cosa facciamo a quell’ora la mattina.
Ieri sono riuscita a farlo riaddormentare per un’oretta dopo un’ora di racconti e letture. Oggi?

Ebbene questa mattina l’ho coinvolto nella preparazione dei “deliziosi dolcetti” come ama chiamarli lui (per la storia dei semplici muffin, ndr).

Eccoli sapientemente decorati dalle mani del cuochetto Edo.

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A chi interessa ecco ingredienti e procedimento:
220 gr. di farina
100 gr. di zucchero
120 gr. di burro
120 gr. di latte
1 uovo
un pizzico sale
8 gr. di lievito

Far sciogliere il burro nel latte. Unire un uovo leggermente sbattuto. In una ciotola mescolare farina, zucchero, sale, lievito. A questo composto unire quello liquido fatto di latte, burro, uova.
Riempire i pirottini posti nell’apposita teglia da muffin. Decorare a piacere.
In forno (ventilato) per 20 minuti a 180°.

La vita in due + 1

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