Quattro mesi senza stipendio, 46° giorno di presidio, tante manifestazioni e tavoli alle spalle e tanta lotta ancora davanti.
E ogni tanto mi vorrei abbozzolare e piangere… e strillare e fare i capricci come fa Edoardo, con quelle manine sugli occhi e le lacrime che scorrono. E battere i piedi e strillare “voglio il mio stipendio, voglio il mio lavoro, voglio la mia vita”. Perché per quanto possa ammettere che nonostante questa esperienza orribile ci abbia arricchito a livello umano, che quel legame creato all’interno del presidio sia qualcosa di indimenticabile, tutti vogliamo tornare alla nostra vita. E ogni tavolo istituzionale si carica di aspettative sempre più grandi e ogni volta torniamo a casa sempre più amareggiati.
E mi capita ahimé di non sopportare più nulla neanche un rumore tantomeno “la stupidera” di Edo. Entro a casa che ormai è un vortice di disordine e guardo oltre. Qualsiasi cosa se non riesce al primo colpo mi fa saltare i nervi. Insomma sono a pezzi, ma sfodero sempre un sorriso quando mi qualcuno mi chiede: ma tutti e due senza stipendio!… ma come fate?
Ancora una volta leggo le tue righe e mi sento del tutto inutile!
Capisco perfettamente la tua voglia di piangere e ti consiglio di lasciarle scendere, qualche volta, quelle lacrime!
Capisco molto anche il tuo “non sopportare” i comportamenti di Edo e, immagino, il sentirti anche molto in colpa, in un secondo momento, ma guarda a lui come alla tua ancora, al tuo “salvagente”, vedrai che nei suoi occhi troverai la forza e la rabbia di andare avanti! Credimi!
Un abbraccio forte forte, con l’augurio che il prossimo anno nuovo vi porti tanta tanta serenità!
Graziella, grazie con tutto il cuore. Per esserci e dire sempre la cosa giusta.
Quello che state vivendo sono situazioni difficili da comprendere se non si ha la sfortuna di viverle personalmente, per questo mi è difficilissimo comprendere fino in fondo le dinamiche che state attraversando soprattutto il vostro rapporto con Edo.
Per la vostra situazione lavorativa cerco di mantenermi informato sperando che si trovi una soluzione e tra le mie preghiere serali ci siete anche voi.
Francesca, ogni volta che ti leggo rimango stupita del tuo modo di raccontare, di inventare le parole. Hai una capacità inconsueta di trasmettere emozioni.
E vedrai noi continueremo sempre a sorridere……..perchè siamo un pò speciali………
@Ruben: grazie… apprezzo molto.
@Gloria: ci facciamo troppi complimenti… ma ce li meritiamo. Teniamo duro insieme.
Se ti è di qualche consolazione, no è necessario perdere il lavoro in due per ritrovarsi a corto di pazienza coi figli. I fattori che possono influire sono tanti e tali che mantenere il giusto atteggiamento sempre non è proprio possibile.
Tutto questo per dirti che siete in gamba, qualunque cosa accada, e se Edo ricorderà da adulto questo momento, lo farà pensandolo come “il periodo in cui i miei hanno affrontato l’infermo tirando fuori le palle”.
Scusa se è poco.
doveva essere “inferno”, non “infermo”. Va beh!
Però se parliamo di un certo capitan uncino va bene anche “infermo”