E’ affascinante guardarlo mentre gioca e parla con i suoi giocattoli: con il suo omino rosso, un incrocio tra Cipputi e super Mario, il leone e l’elefante. E poi il tubo della crema (anti-arrossamenti) che brandisce come una spada. L’ha conquistata qualche giorno fa mentre eravamo in visita dalla pediatra e non l’ha più lasciata. Anche la scatola delle salviettine non è niente male: si apre spingendo un bottone e poi si può chiudere, e aprire, e chiudere… all’infinito.
Mi dispiace di non aver più tempo per godermi ogni sfumatura, ogni attimo della sua crescita. Ma forse, ed è sicuramente solo una consolazione, se lo avessi sotto gli occhi 24 ore su 24, non apprezzerei tutto questo. Sfuggirebbero dettagli tanto teneri e magari mi sembrerebbero solo capricci: come i sorrisi ammiccanti per avere un’altra fetta biscottata.
In questi casi infatti è molto meglio preoccuparsi sulla qualità che la quantità del tempo…
E’ disarmante come un bambino alla fine piaccia giocare più con gli oggetti più disparati (creme, salviettine) che i giocattoli classici.
Più che disarmante direi educativo… io ormai ho capito (ma lo sapevo già da prima per esperienza personale) che i giocattoli veri e propri hanno un loro fascino, ma temporaneo.
Mentre altri oggetti di uso comune sono cento volte più interessanti. Forse perché li usa la mamma (mollette da bucato, tupperware, bottoni larghi), forse perché li usa papà (telecomando, chiavi, un portafoglio fac-simile), o forse semplicementi perché la vera funzione non è chiara, e quindi ancora più interessanti da studiare.
La buona notizia è che sono più economici e non te ne devi liberare una volta che non sono più considerati interessanti!