Chi non ha mai avuto paura di diventare una madre assassina? Quando sono rimasta incinta la prima cosa che mi è venuta in mente, dopo la grande gioia provata, è stata la paura di andare in depressione post-partum e commettere qualcosa di irrimediabile.
In questi giorni non si è fatto che parlare in modo ossessivo di madri che uccidono i propri figli. Le notizie su questo argomento è vero sono cicliche, ma ora che sono madre mi colpiscono ancor di più.
E proprio ieri a 28 minuti, la trasmissione su Radio2 di Barbara Palombelli, sono stati presentati due libri: “Una madre lo sa. Tutte le ombre dell’amore perfetto” di Concita De Gregorio e “Madri assassine” di Adriana Pannitteri.
Mentre ascoltavo pensavo a quando è nato Edoardo, quando me lo hanno messo sulla pancia, la prima volta che l’ho attaccato al seno. E poi a tutti i suoi progressi in questi sei mesi. Ci siamo spesso chiesti come si possa arrivare ad uccidere il proprio figlio. Basta un attimo…. irreparabile appunto.
Ogni volta che il nostro bimbo piange, urla, strepita, all’apparenza per nessun motivo… non ci fa dormire o non ci fa fare in generale, fermiamoci a ricordare…
Poi lui sorriderà e noi lo ameremo più di prima.
Gradirei consigliare la lettura del romanzo di O.D. MAESTRONI
intitolato “Solstizio d’inverno”, il Filo (www.ilfiloonline.it),
collana nuove voci/vertigo, 2008.
Di seguito una piccola trama:
È la storia di una donna ricoverata in una clinica psichiatrica e
colpevole di aver ucciso il proprio figlio di sei anni. È una donna che
è stata maestra elementare ossessionata dall’idea di dover educare
persone perfette ma che, vinta da questo obiettivo impossibile, ha
lasciato il lavoro e ha instaurato un rapporto morboso con il figlio.
Il fanatismo religioso che ha sempre coltivato la spinge nei meandri
più pericolosi e deboli della mente e lei ne è travolta. E così vive un
mondo immaginario dominato da opposizioni violente, da ferocità,
brutalità e morte.
In un continuo ripetersi di allucinazioni e deliri, di mistificazioni
della realtà e vaneggiamenti, di simbolismi e di ossessioni si compirà
la tragedia. Nel solstizio d’inverno.
Quando il rapporto morboso di una madre nei confronti del figlioletto
di 6 anni diventa tragedia familiare!